Alimentazione e Salute

Un gatto in buona salute, lo si riconosce subito dall‘aspetto e dalla vivacità del comportamento. E' fiducioso, attento e interessato all’ambiente circostante, anche quando sembra assente. Non è difficile accertare il suo stato di salute osservando regolarmente il suo comportamento. Basta tenerlo costantemente sotto controllo per non sottovalutare alcun sintomo di malattia. Spesso quando è ammalato un gatto non denota alcun sintomo e quando ce ne accorgiamo è troppo tardi o comunque si è perso del tempo prezioso.

E’ meglio controllarlo quando è completamente rilassato e, se possibile senza che lui se ne accorga. Quando i cuccioli lasciano l’allevamento, a non meno di 70 giorni per non comprometterne lo sviluppo, anche caratteriale, sono controllati da un veterinario di fiducia, sono stati sottoposti a tre trattamenti contro i parassiti interni (cestodi e nematodi), vaccinati contro panleucopenia, rinotracheite virale e calicivirus, le tre più comuni virosi del gatto, e ad uno screening FeLV e FIV.

Un gattino in buona salute, quando si prende in braccio pesa di più di quel che si pensa. Le orecchie devono essere pulite, senza secrezioni. Graffiature segnalano la presenza di acari. Gli occhi devono essere limpidi e luminosi. Non si deve vedere la terza palpebra, la cui presenza al contrario, denota uno stato di sofferenza dell’organismo. Il naso deve essere freddo e umido, senza muco o croste intorno alle narici. La bocca e le gengive devono essere rosa pallido e l’alito non deve avere cattivo odore. L’addome arrotondato, ma non gonfio, sintomo di fermentazioni e/o parassiti. Il mantello è lo specchio della buona salute, deve essere brillante e senza segni di pulci. Il posteriore o culetto deve essere pulito, senza segni di diarrea od altre secrezioni dai genitali.

Ma come si mantiene sano un gatto una volta che entra a far parte della vostra famiglia? Una delle responsabilità da assumere per il benessere del gatto è di portarlo regolarmente dal veterinario per visite di controllo, vaccinazioni e cure, dalla giovinezza fino alla tarda età. Si scelga un veterinario specializzato in piccoli animali che segua il vostro amico sin dall’inizio. Certo la parcella può creare dei problemi ma è anche vero che la prevenzione è la migliore delle cure....
Appena si porta un gatto in casa è bene controllare con una visita completa lo stato di buona salute. E' da evitare l’errore di fare delle diagnosi. Trattamenti non adeguati potrebbero peggiorare le sue condizioni.

L’alimentazione

Una delle domande che i neofiti proprietari di gatti rivolgono all’allevatore è “cosa dargli da mangiare”. Si può scegliere tra l’alimentazione casalinga, tempo permettendo oppure preferire tra i molti prodotti che l’industria alimentare mette a disposizione del consumatore. Prima di parlarne occorrerà conoscere alcune nozioni di base sul metabolismo del nostro beniamino.

Il gatto è un animale molto ricercato nel mangiare. E’ un buongustaio che rifiuta i cibi che hanno un cattivo odore od una temperatura sbagliata. Il gatto rimane un carnivoro stretto e la temperatura ideale per lui è quella dei 37°C circa, cioè quella della preda, per intenderci. Le conseguenze del suo metabolismo a base di carne, sono numerose, a cominciare ad esempio dall’assorbimento della vitamina A. Nessun felino, gatto compreso è in grado di produrre vitamina A dai vegetali e quindi è inutile aggiungerle nel pasto. Gli elementi indispensabili per somministrare un’alimentazione completa al gatto sono essenzialmente:
Proteine: queste sostanze sono contenute nelle uova, nella carne, nel latte e nei pesci, per quanto riguarda le proteine ad alto valore biologico. Nell’olio di semi sono contenuti due importanti acidi grassi (acido linoleico ed acido arachidonico).
Né lo zucchero (il più comune saccarosio) né gli amidi (pane, pasta) sono indispensabili perché male assorbiti dall’intestino “carnivoro” del gatto.
Nel gatto è stato individuato un aminoacido indispensabile: la taurina. In natura è quasi impossibile che venga a mancare quest’elemento.
Un altro fattore di cui occorre tenere conto nel somministrare la razione giornaliera al vostro gatto è sapere quante chilocalorie (cioè energia) deve contenere il suo pasto. Nella TABELLA I sono riportati i dati del CNR americano. I dati sono il risultato della collaborazione delle principali università americane e del Centro di Waltham per la cura e l’alimentazione degli animali domestici.

TABELLA I – Fabbisogno energetico in chilocalorie per chilo di peso del gatto

  • Dallo svezzamento a 70 gg. 250
  • Da 70 gg. a 5 mesi 130
  • Da 5 mesi a 7 mesi 100
  • Gatto adulto 70-80
  • Gravidanza 1° mese 70-80
  • Gravidanza 2° mese 100
  • Allattamento 250

Nella TABELLA II sono riportati i contenuti calorici di un etto delle principali sostanze alimentari utili al gatto in modo da poter sapere quanta energia state dando al vostro gatto.

TABELLA II – Contenuto calorico per 100 grammi

  • Carne vitello 109
  • Manzo 123
  • Agnello 162
  • Coniglio 124
  • Pesce 120-160
  • Latte 65

Il problema sta nel bilanciare la giusta quantità di proteine, grassi, minerali e vitamine. E’ questo il difetto principale dell’alimentazione casalinga, ottima sotto alcuni aspetti, ma passibile di errori anche seri.

Vediamone alcuni:

  • Somministrare troppa Vitamina A, D e calcio e fosforo;
  • Somministrare latte in caso di diarrea;
  • Somministrare solo carne, fegato o rene: sono poveri di calcio e troppo ricchi di fosforo. Il fegato è troppo ricco di vitamina A e può essere tossico;
  • Somministrare pesce crudo: contiene un enzima che distrugge la vitamina B;
  • Somministrare l’albume delle uova crudo: contiene un’antivitamina;
  • Somministrare ossa di pollo: pericolose.

Per evitare questi inconvenienti, la soluzione più pratica è quella di utilizzare un alimento preconfezionato del tipo “premium” di una delle tante aziende di provata serietà ed esperienza. L’analisi tipica riportata in etichetta rivela il bilanciamento corretto di tutti gli elementi ed i dosaggi medi da usare.
Tuttavia sarebbe interessante considerare seriamente la possibilità di nutrire i nostri animali con cibi freschi preparati in casa, utilizzando uno dei tanti manuali disponibili in libreria. Per chi ha la fortuna di navigare in INTERNET sono disponibili informazioni veramente utili su quest’argomento. Unica controindicazione: conoscere un po’ di inglese.

Sul sito www.amazon.com, libreria on line, è disponibile un estratto dal libro Keep your Cat Healthy the natural Way, di Pat Lazarus, che tratta proprio il problema dell’alimentazione. L' Animal Protection Institute ha una pagina sul cibo industriale per animali: www.api4animals.org.

La LAV (lega antivivezione) in più numeri della sua rivista “Impronte” denunciava come sono “sperimentati” gli alimenti per cani e gatti di una famosa casa produttrice, la IAMS. Un articolo s’intitolava “Torturati a morte per una scatoletta” di Carmen Dell’Aversano. Leggere per credere.
Segue una lista di prodotti alimentari per cani e gatti, tratta sempre da “impronte” scaricata e tradotta dalla Lav, dell’Associazione inglese “Uncaged” allo scopo di fornire un valido supporto nella scelta di alimenti cruelty free.
Vi segnalo ancora un libro sulla salute dei gatti, che ha una parte sull’alimentazione: The New Natural Cat: A Complete Guide for Finicky Owners, di Anitra Frazier e Norma Eckroate.

Qualche curiosità sulle allergie

La presenza di un animale in casa aiuta a ridurre i rischi di allergie infantili. Da studi condotti da uno studioso tedesco spiega quali vantaggi ha il sistema immunitario dei bambini che vivono con un pet.
La presenza di un animale in casa aiuta a ridurre i rischi di allergie infantili. Da studi condotti da uno studioso tedesco del Centro di ricerche nazionale per la salute ambientale di Monaco è emerso che vivere a stretto contatto con un animale “allena” il sistema immunitario dei bimbi a essere meno sensibile e dunque a “scattare” con meno probabilità di fronte agli allergeni. Il che riduce i casi di asma, eczema e febbre da fieno”. La ricerca è pubblicata sull’European Respiratory Journal e spiega come, in sostanza, un cane (o un gatto) in casa costituisca una sorta di training per il sistema immunitario infantile per via delle sostanze che si annidano nel pelo. I bambini messi a contatto con l’allergene durante il primo anno di vita sono meno soggetti a riniti allergiche all’età di 7/8 anni e di asma a 12/13 rispetto agli altri; inoltre i bambini esposti a livelli troppo bassi di allergeni sono a rischio per sensibilizzazione e sintomi di asma. La saliva del gatto produce otto proteine differenti che provocano allergia nell’uomo.
Nel 1979, a Boston, venne isolato il maggiore allergene il “Fel d1” (Felis domesticus) capace di provocare reazione allergica nell’85% dei casi dei pazienti sensibili. Questa glicoproteina è costituita da due sottounità di trentacinque amminoacidi ciascuno; è molto volatile perché nel 75% dei casi ha un diametro di 10 micron e nel resto fino a 5 micron. Il tasso di produzione della proteina Fel d 1 è controllata dal testosterone ed è importante nell’ambito dei feromoni; in particolare viene emesso dalle ghiandole salivari e anali. Il muso ne è particolarmente ricco. Nel gatto sterilizzato la percentuale decresce. La presenza del gatto nelle nostre case e il contatto con le persone fa sì che l’allergene venga veicolato nell’ambiente, quindi si trova abbondantemente anche nelle scuole, sui mezzi pubblici, ecc..
Non è ancora stabilito se l’allergia sia scaturita dalla sensibilizzazione all’allergene dovuto all’esposizione oppure se si è geneticamente predisposti. Una volta che l’allergico ha sviluppato la sua malattia ogni esposizione all’allergene ne provoca i sintomi. L’allergene resta nei luoghi in cui ha vissuto un gatto per molto tempo, anche per più anni.

 

certosino